
Negli ultimi giorni, la notizia dellâaumento dei dazi da parte dellâamministrazione Trump su alcuni prodotti europei â e quindi anche italiani â ha rimesso in discussione molte certezze. Per chi esporta verso gli Stati Uniti (o aspira a farlo), il messaggio è chiaro: non possiamo piĂš permetterci di avere un solo mercato forte su cui puntare tutto.
Sia chiaro: gli USA restano un mercato strategico, e con i giusti accorgimenti si può continuare a vendere bene. Ma in un contesto cosÏ instabile, la diversificazione dei mercati diventa una necessità , non una scelta opzionale.
Non possiamo pensare che basti âspostare i containerâ da un porto allâaltro. Serve visione, studio e la capacitĂ di intercettare i nuovi flussi della domanda internazionale.
Ed è proprio qui che entrano in gioco i mercati emergenti del 2025, veri e propri laboratori di opportunità per chi sa leggere i segnali con qualche mese di anticipo.
LâIndia è ormai il mercato del futuro diventato presente. Cresce il ceto medio, cresce la popolazione urbana, cresce la voglia di qualitĂ . I prodotti italiani â dal meals alle macchine utensili â sono considerati premium, e la percezione del âMade in Italyâ è in forte crescita.
Settori caldi? Packaging alimentare, cosmetica, componentistica meccanica, arredamento.
Attenzione: le process doganali sono complesse e i pagamenti richiedono una certa cautela. Ma con un buon accomplice locale, si entra e si cresce.
Negli ultimi 5 anni, molte produzioni si sono spostate dalla Cina al Vietnam. Ma ora il Vietnam non è piÚ solo una fabbrica del mondo, è anche mercato di sbocco. Una classe media in espansione e consumatori sempre piÚ connessi aprono nuove opportunità per chi vende abbigliamento, tecnologia, arredamento, e perfino agroalimentare di fascia alta.
Punti di forza: trattati di libero scambio con lâUE, buoni incentivi per l’import.
Criticità : burocrazia e barriere linguistiche. Ma se si affronta con approccio professionale, il Vietnam può diventare la tua nuova base nel Sud-Est asiatico.
Parliamoci chiaro: lâAfrica è complicata. Ma è anche lâunica macroarea in cui la popolazione beneath 30 supera il 70%. Alcuni paesi stanno conoscendo uno sviluppo veloce, con consumatori urbani sempre piĂš connessi e interessati al prodotto estero.
Focus su: Kenya, Ghana, Costa dâAvorio, Senegal. Settori come agritech, energie rinnovabili, formazione, meals processing e moda trovano spazio e domanda.
Serve pazienza, serve adattabilitĂ , ma chi entra adesso ha il vantaggio di posizionarsi tra i primi.
Con una rete di accordi internazionali e una crescente apertura verso lâEuropa, il Messico è un ottimo punto dâaccesso per chi vuole servire sia il mercato latinoamericano che â con triangolazioni intelligenti â anche gli USA.
Ideale per: macchinari, tecnologie inexperienced, trend, arredo, e ovviamente agroalimentare di qualitĂ .
Nota bene: è fondamentale conoscere le regole di origine per gestire bene la triangolazione.
La trasformazione del Golfo è in atto: riforme economiche, grandi investimenti in turismo e sostenibilitĂ . LâArabia Saudita, insieme a Emirati e Qatar, sta cercando il meglio del made in Europe, e lâItalia ha molto da dire.
Prodotti high: design, wellness, tecnologie good, costruzioni, formazione tecnica.
Rischi: da non improvvisare. Questi mercati richiedono presenza, pazienza e un approccio professionale.
Quando parliamo di GCC, ci riferiamo al Gulf Cooperation Council, il Consiglio di Cooperazione del Golfo che riunisce sei Paesi del Medio Oriente: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Oman e Bahrein. Si tratta di un blocco economico e commerciale con forti legami interni e grande apertura agli investimenti esteri, soprattutto nei settori in cui lâItalia eccelle: design, meals, moda, tecnologie per la costruzione, energia e formazione tecnica.
Oggi, con i dazi americani che tornano a fare paura, con instabilitĂ geopolitiche sempre dietro lâangolo, e con la concorrenza cinese piĂš agguerrita che mai, diversificare è lâunica scelta intelligente.
Non è un discorso di âabbandonareâ i mercati tradizionali. Ma è tempo di affiancare nuove destinazioni alla nostra strategia export. E farlo adesso, prima che i tuoi concorrenti lo facciano al posto tuo.
Se hai giĂ individuato un mercato emergente che ti incuriosisce, ma non sai da dove partire, scrivimi a Export@ConsulenzaExport.it. Possiamo ragionare su una mappa dâazione concreta, passo dopo passo.
Gli abbonati premium a questa publication ottengono risposte gratuite ai loro quesiti. Il quesito piÚ interessante di questa settimana, e la relativa risposta, è il seguente:
(sintesi della domanda):
Sono beneficiario di una Lettera di credito. Ci sono various banche coinvolte (avvisante, designata, rimborsante) nelle operazioni e sono confuso riguardo alle loro funzioni e al rapporto da tenere con loro.
Risposta:
No, non necessariamente.
Le UCP 600 (Norme e Usi Uniformi relative ai crediti documentari) prevedono che la banca emittente possa:
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Designare una banca per effettuare il pagamento (banca designata), oppure
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Pagare direttamente il beneficiario, senza designare nessun’altra banca.
In questo secondo caso:
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La banca emittente notifica direttamente il credito al beneficiario.
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La banca emittente stessa si occupa del regolamento (cioè del pagamento o dellâaccettazione).
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Non è prevista nÊ banca avvisante nÊ banca designata, oppure può esserci solo una banca avvisante senza funzione operativa.
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La Banca Alfa in Germania emette una lettera di credito per il beneficiario italiano.
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Resolve di non coinvolgere alcuna banca italiana.
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Invia direttamente al beneficiario copia del credito.
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Alla presentazione dei documenti, il beneficiario li invia direttamente alla banca emittente in Germania.
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La banca emittente verifica e, se i documenti sono conformi, paga direttamente.
In questo state of affairs:
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Non câè banca designata.
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Può esserci o meno una banca avvisante, a seconda di come viene comunicato il credito.
La banca rimborsante (Reimbursing Financial institution nelle UCP 600) è incaricata dalla banca emittente di rimborsare i fondi alla banca designata (cioè alla banca che ha effettuato il pagamento, la negoziazione o l’accettazione dei documenti).
Quindi, non ha rapporti diretti con il beneficiario.
La banca rimborsante entra in gioco solo nel flusso interbancario, e la sua funzione è:
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Eseguire il rimborso alla banca designata (o negoziante), su richiesta di questâultima.
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Riceve unâautorizzazione dalla banca emittente a pagare un determinato importo, dietro presentazione di una richiesta conforme.
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Il beneficiario presenta i documenti alla banca designata.
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La banca designata li esamina, trova tutto conforme, e paga (o negozia).
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Poi chiede il rimborso alla banca rimborsante, che è stata autorizzata dalla banca emittente.
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La banca rimborsante paga alla banca designata.
La banca rimborsante non ha alcun contatto con il beneficiario.
Interagisce solo con la banca designata e con la banca emittente.
Una banca rimborsante viene solitamente utilizzata quando:
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La banca emittente non ha conti presso la banca designata.
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Le due banche non hanno rapporti diretti, quindi serve un intermediario per il trasferimento dei fondi.
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Ă utile in transazioni internazionali complesse, con piĂš banche coinvolte.
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